mar 13

Intriganti remote fantasie

Tanti e tanti anni fa, alla fine della Piazza, a sinistra, proprio sotto l’argine dove terminava la bianca gradinata in marmo, c’era uno stallo.

Era  un continuo  via vai di calessi, carretti, uomini, cavalli, muli, ammassi di fieno, odore di stallatico unito ad un vociare alto, continuo dove all’incitar degli animali si mescolavano spesso imprecazioni. Proprietarie e guardiane erano due donne strane:  occhi scuri e un colore di pelle che variava dall’olivastro al bruno scuro.  Convivevano con   questo mondo rustico senza alcuna difficoltà o pudore.

Non belle, abiti lunghi, molto colorati, sgargianti quasi… e con  il capo sempre coperto da fazzoletti altrettanto  effervescenti  da cui sfuggivano ciuffi di capelli scuri.

Oltre governare lo stallo tagliavano in primavera e d’estate,  con forza e maestria, l’erba che, dall’argine, tentava d’invadere lo spiazzo adibito a deposito dei mezzi  tra cui si distinguevano alcune biciclette e quant’altro di cui si poteva servire chi giungeva dalla campagna o dai paesi vicini.

icona_facceStreghe?  Donne di lontani,  misteriosi mondi…nessuno sapeva da dove e come fossero arrivate in paese.

Ai ragazzi scatenavano intriganti e audaci  fantasie.

Paura. Attrazione. Curiosità. Una tachicardia emozionale. Una spinta alla trasgressione, al proibito.

Così, cogliendo i momenti in cui, chine, poderosamente falciavano l’erba, i ragazzini si avvicinavano schiamazzando per farsi coraggio e scrutare meglio il movimento scattante dei “vigorosi lati b”. L’immaginazione galoppava. Si avvicinavano silenziosi …

Ed ecco un ondular repentino delle lunghe sottane, quasi uno scatto all’unisono e zac…

Le due “streghe” si giravano e  brandendo minacciose la forca, rincorrevano lo stuolo degli imberbi guardoni che si sparpagliava rovinosamente giù per l’argine. Correndo, ridendo, gridando si disperdevano  tra la Piazza e le due vie vicine per riunirsi poi, nuovamente per una nuova scorribanda  per tentare di scoprire quel qualcosa di innocentemente peccaminoso  dall’odor d’erba tagliata.

Donne indecifrabili. Vecchie? Giovani? Incantatrici?  Chissà… “ Stroliche”, le chiamavano“streghe misteriose” che facevano sognare…

mar 13

Dovrò rileggere Pinocchio!

genitoriTra i libri di scuola ho ritrovato  “Le avventure di Pinocchio”. L’ho sfogliato con sentimenti più maturi rispetto a quelli di un’ infanzia ormai lontana. Una storia che non è solo per bambini in quanto offre  parecchi spunti di riflessione.
Geppetto comincia a lavorare su un pezzo di legno per farne la gamba di un tavolo. Ma ecco che dal legno giunge una vocina che piange e ride come un bambino…Iniziano così  le avventure della marionetta che parla, cammina e si muove come un vero bambino e si rivela subito un’ autentica peste. A nulla valgono i consigli del saggio Grillo Parlante che  anzi viene addirittura schiacciato. Trasgressivo, somaro, curioso, dispettoso eppur buono, pronto a far promesse ed altrettanto svelto a dimenticarsene, credulone tanto da invischiarsi ed essere pinocchio2truffato dal Gatto e dalla Volpe e tanto bugiardo che ad ogni bugia il naso gli si allunga.  Tutto il nostro Pinocchio vuol sperimentare eccetto che studiare ed obbedire. Subisce umiliazioni: lunghe orecchie d’asino, arresto, derisione come fenomeno da baraccone…  Questa è la storia di ognuno di noi o degli adolescenti che non vogliono crescere. Oggigiorno tanti  ragazzini bruciano esperienze non si sa se coscientemente o inconsciamente. Evasione, trasgressione, violenza facile…  Complice Internet? Modelli privi di valore? Da quanto succede sembrano orfani di genitori vivi.
Pinocchio in tutto il suo peregrinare da un’avventura all’altra si rialza sempre, avviandosi verso una sorta di resurrezione finale, ritrovandosi  infine non più marionetta, ma bambino vero in carne ed ossa, coscienzioso,  contento, con un cuore che palpita. Perchè?
Si cade negli errori, ci si pente, si ricade ancora, si chiede perdono fin quando nella difficile cammino verso la libertà si  fa strada una consapevolezza interiore che  permette di gestirla.
Nel pezzo di tronco che Geppetto si apprestava a lavorare esisteva la vita,  così è anche riemersa la poetica canzone senza tempo  di Sergio Endrigo:
Per farnotee un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero
per fare l’albero ci vuole il seme,  per fare il seme ci vuole il frutto
per fare il fr
utto ci vuole un fiore ci vuole un fiore, ci vuole un fiore,
per fare un tavolo ci vuole un fiore.
…”
“Le avventure di Pinocchio”: una storia di creazione che interessa bambini ed adulti. Tutti noi siamo stati Pinocchio nel percorso accidentato della crescita.

Un classico che non ha terminato di dire
 ciò che aveva detto nel tempo.

feb 23

Castelmassa 12 febbraio 2014 – Giorno del Ricordo

bioslavo

Fausto Biloslavo (a destra)  con Eugenio Boschini e Amina Bongiovanni

Foto dall’articolo di  Laura Cestari cronista del quotidiano “Il Resto del Carlino”

Una serata particolare per combattere il silenzio che ha caratterizzato la storia del nostro Paese con il giornalista inviato di guerra Fausto Biloslavo. “…Il dramma delle foibe dimenticato come quello dei Marò in India…”.
 Un silenzio omertoso ha coperto per decenni  le centinaia di migliaia di morti istriani e  le tristissime vicende degli esuli   per mero opportunismo politico.
Personalmente ho scoperto questo crimine storico leggendo nel 1993 un romanzo dello scrittore friulano    Carlo Sgorlon “La grande foiba”.
Come tutti sapevo che le foibe erano grandi cavità chiuse, originate  da doline, al fondo delle quali si trova una specie di inghiottitoio.
Non sapevo che  decine di migliaia di italiani nel 1945 vi furono gettati vivi, vittime delle rappresaglie militari e politiche iugoslave.
Non se ne scriveva nei libri scolastici quando compito delle istituzioni e della scuola in particolare è quello di non dimenticare crimini che hanno sconvolto vite e cambiato la geografia del nostro Paese. Solo con la  Legge 30 marzo 2004, n. 92 si deliberò d’istituire «Il Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”
La ricorrenza corre di nuovo il rischio del silenzio come dimostrato dalle contestazioni nei riguardi del cantante Simone Cristicchi quando ha presentato il suo spettacolo “Magazzino 18” luogo della memoria  a Trieste  sul dramma degli esuli.
100px-Yellow_ribbon_svgIncredibile. Non sappiamo mai fare i conti con la nostra storia. Da noi le feste civili non sono mai feste di unità, ma ricorrenze sempre contro qualcuno. La Storia non si cancella.
La nostra dignità nazionale corre il rischio di liquefarsi come nel caso dell’odissea dei Marò  che in comune con le foibe ha il denominatore del silenzio. Un silenzio pavido, opportunistico durato due anni. Solo ora,  per uno scatto tardivo di orgoglio nazionale, per l’emozione collettiva che suscita  forse si riuscirà ad evitare ai nostri due militari la pena di morte.

feb 14

Rompere il silenzio: cristiani perseguitati nel mondo

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Un fenomeno in aumento: un cristiano muore ogni ora  nell’indifferenza. Non fa notizia. Si calcola che in un anno ne muoiano 100mila. Una congiura del silenzio. Le cause sono molteplici e complesse: fondamentalismo islamico, indiano, Stati assoluti come Cina e Bielorussia, narcotrafficanti come in Colombia, guerre civili in Africa ed in alcuni Paesi  asiatici…

Le spiegazioni possono essere tante, ma non hanno  giustificazioni.
Perché  per questa guerra che si consuma in paesi lontani dal nostro mondo occidentale  non c’è partecipazione? Un mistero.

Eppure la libertà religiosa è uno dei diritti umani. Se non si protegge la libertà religiosa, non si possono difendere gli altri diritti globali.

Rompiamo il silenzio!

 

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dic 27

Natale Familiare 2013

Natale Familiare 2013

Gioia dello stare insieme. Dopo avNatale 2013er assaporato abbondantemente i gustosi cibi della nostra tradizione natalizia, frutto del sapiente lavoro di zia Carla e mia cugina Irene, senza dimenticare gli impareggiabili cotechini di Romolo, l’atmosfera creatasi è calorosa, di quel calore che riscalda il cuore come quando guardi  le fiamme che si sprigionano da un caminetto.

Un abbraccio di generazioni.

Zia Carla, Iola  la giovane  badante di zia Anna, la zia dal viso incorniciato da bianchissimi e bellissimi capelli bianchi, Alves sempre composta e disponibile al dialogo, io felice, Carlo sorridente e chiacchierone, Irene con in braccio  il piccolo Tommaso, distolto dall’immersione nel fantastico mondo dei suoi giocattoli, Ermanno tecnologico che ci riprende e poi Romolo capotavola.

Romolo.

Il vero  mattatore della tavolata. Prorompente nella sua allegria, nelle risate, nelle battute or ironiche or salaci, ma sempre condite con bonaria simpatia, gran evocatore di ricordi, vorace nella gustosità della buona cucina.

Il crepuscolo della sera incombente ci sorprende. Siamo ancora a tavola.

L’albero di Natale luccica, il presepe s’illumina mentre Tommi con la sua vocina di bambino recita la poesia di Gesù Bambino.

Natale. Festa che unisce. Natale 2013: presepe familiare di affetti, di amicizia.

 

Il Natale è quel periodo dell’anno in cui la gente scende nel rifugio della famiglia.

Gianni Rodari

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