feb 03

Emozioni? Ma quanto ne discutiamo …

 

Marc Chagall – Il violinista blu

Marc Chagall – Il violinista blu

“Le emozioni non finiscono mai.”- Oh, che languore!
“Di emozioni si può morire.”  – Tragico!
“Le emozioni rendono inquieto il vivere.” –  Per qualche giorno.
“Le emozioni ti trasportano in un mondo impossibile” –  Quale?
“Le emozioni colorano le ore”.  – Esagerazione poetica.
“Le emozioni ti danno ottimismo ed allegria”. – Oh che voli!
Le emozioni le sogni, le ingigantisci quasi”. –  Davvero?
“Le emozioni colpiscono ad ogni età della vita”.  -  Dicunt…
“Le emozioni ti inseguono”. –  Corri, distanziale.
“Le emozioni sono un raffreddore del cuore” –  Passano.
“Le emozioni sono galeotte” –  Canagliesche, forse.
“Le emozioni fanno rivivere sogni svaniti, sfumati” –  Inutile mercanzia del passato. “Le emozioni sono uno  tsunami della mente, del cuore, di tutto l’essere”. – Vero, ma dribblale con l’umorismo condito con un pizzico d’ironia: quanto basta come nelle ricette. Ma come quantificare un q. b. emozionale? Boh!!! Leggi tutto »

gen 25

Guardando mia madre – Marzo 1985

guardando_una_madreMia  madre si è un po’ afflosciata fisicamente, stranamente  sembra essersi rafforzata psicologicamente.
Non più pressata dalla fretta e dall’ansia di costruire, assieme a papà, una vita migliore per i figli, mitigata dal tempo la sua scomparsa, ora, pratica la pazienza nel quotidiano, la quiete dell’attesa.
Bastava osservarla ed ascoltarla in gennaio, nei giorni del gran freddo e delle abbondanti nevicate.
Un po’ depressa per il mio fermo divieto di uscire, conscia che l’immobilità forzata valeva più di un femore rotto. Non finiva mai di sorprendersi per tutta  “la gran cultura del freddo” che propinavano i media. Leggi tutto »

gen 25

Inaugurazione Mostra Storico – documentaria nov.2012

Con l’amico dott. Marco Chinaglia consulente scientifico della pubblicazione:
UNITÀ PROGRESSO E POVERTÀ NEL NUOVO REGNO
Le contraddizioni di fine secolo nei paesi rivieraschi della Trasapadana (1870 -1900) Teatro Cotogni 8 nov. 2012 

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gen 05

Giochi e giocattoli di altri tempi

cavallo_dondoloiI giochi e il tempo libero distinguevano gli abitanti del centro del paese da quelli della zona rurale. Erano divisi in femminili e maschili pur non mancando giochi trasversali che accumunavano bambini ed adolescenti indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza.

I giocattoli più belli, ben costruiti artigianalmente,  erano privilegio delle famiglie più abbienti: bambole con viso, piedi e mani di porcellana, corpo riempito di paglia sottile, abiti sontuosi di raso, seta e pizzi, cuffiette ricamate; bambole lenci che si riuscivano a comprare solo durante la Fiera di San Martino , in novembre. Il viso era di cartapesta ricoperto di stoffa, gli abiti di pannolenci colorato, sulla testa parrucche setose con morbidi riccioloni. Una bambola particolare era “la pulonia”. Fatta di legno, tutta snodabile come i vecchi Pinocchietti, gli arti grassottelli, le guance paffute, leziosa. Con l’avvento del Boom economico, svuotate le soffitte, sono sparite, le sopravvissute sono finite nei mercatini dell’antiquariato. E’ rimasto il loro soprannome: è una “pulonia” si suol dire di donna “bamboleggiante” “una pupona” eccessiva nel vestire e nel trucco un po’ antiquato.  “Polonia”, però era anche la moglie assai pettegola del famoso burattino Sandrone o Lisander: una coppia che assieme a Fagiolino ha fatto ridere generazioni di bambini che si facevano regalare  le marionette immedesimandosi nei simpatici  personaggi, inventando sempre nuove   storie facendoli muovere velocemente con le dita delle mani. Un gioco apparentemente semplice dove la fantasia infantile galoppava e si espandeva in tutte le sue potenzialità.   Una creatività antica che non aveva bisogno di specifiche strategie didattiche.      Il cavallino a dondolo di legno era il sogno di piccoli e grandi, ma lo si trovava solo in pochissime case. Esisteva una versione più economica: il cavallino di cartapesta che, per il materiale, aveva vita breve, si sfasciava facilmente. Leggi tutto »

gen 03

Lo Storione tra realtà e leggenda

storioneQuando il Po non  era ancora inquinato, gli storioni, in primavera risalivano il fiume per deporre le uova.
Fino alle soglie della II Guerra Mondiale, pescatori, muniti di canne robuste,  reti speciali e arpioni, ne tentavano la pesca. Per giorni e giorni si spostavano  lungo il fiume. Non era facile né semplice la cattura dei veloci pesci lunghi circa due metri e del peso che variava dai 40 ai 60 kg.
C’era sempre, però, un qualche fortunato a cui l’impresa riusciva. Allora era una gran festa. La voce si spargeva  in un battibaleno per la piazza: la carne prelibata andava a ruba. Il pescatore prima veniva fotografato con il suo trofeo, subito  dopo iniziava la vendita che fruttava un bel gruzzolo per sopperire alle necessità della famiglia. Fatica e perseveranza erano state ricompensate.
Tante storie sono fiorite sugli storioni. Fino agli anni ’70 del Novecento si favoleggiava che d’estate vagasse per il fiume uno storione gigantesco, sopravvissuto al tempo e che nelle notti di luna , nella scia lenta ed argentea  dell’acqua, si potessero vedere, talvolta, affiorare le sue molteplici e diseguali pinne.
Se ne vedranno ancora in futuro degli storioni? Ci sono progetti per ripopolare il fiume di questi giganteschi ed importanti  pesci e forse realtà e leggenda avranno il sopravvento su inquinamento e perdita di memorie.

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