Mia madre si è un po’ afflosciata fisicamente, stranamente sembra essersi rafforzata psicologicamente.
Non più pressata dalla fretta e dall’ansia di costruire, assieme a papà, una vita migliore per i figli, mitigata dal tempo la sua scomparsa, ora, pratica la pazienza nel quotidiano, la quiete dell’attesa.
Bastava osservarla ed ascoltarla in gennaio, nei giorni del gran freddo e delle abbondanti nevicate.
Un po’ depressa per il mio fermo divieto di uscire, conscia che l’immobilità forzata valeva più di un femore rotto. Non finiva mai di sorprendersi per tutta “la gran cultura del freddo” che propinavano i media.
“In fondo” affermava “nel lontano ’29 ci siamo buscati quarantacinque giorni in condizioni peggiori: geloni a mani e piedi, grossi e tondi come susine mature, stanze gelide, finestre che lasciavano entrare spifferi gelati, fiori di ghiaccio sui vetri, piedi costantemente freddi…passeri che cadevano stecchiti a terra…donne che svenivano al mercato…Non parliamo poi del Po…lastroni di ghiaccio bianchi come lapidi galleggianti…Un fenomeno incredibile della natura. Il mondo sembrava davvero cambiato…”.
Raccontava e meditava: “Voi, oggi, sperimentate poco. Al caldo nelle case fate un gran polverone di temperature massime e minime Sembrate impazziti…La natura si regola da sola…”.
Forse aveva ragione. Siamo talmente abituati al benessere che un’impennata meteorologica, una bizzarria climatica imprevista, sembra sconvolgerci la vita.
Tuttavia il passato non è preminente nei suoi pensieri. Guarda avanti ad un futuro che forse non vivrà.
Non fa programmi. I suoi progetti sono a breve termine. Avverte che è giunta “ la sera” anche se l’orologio della vita scandisce ancora i suoi rintocchi. Lo sa con una certezza pacata e distaccata.
Ricompone il mosaico della propria esistenza e scopre significati nascosti o trascurati: dedica più tempo agli altri, coltiva affetti ed interessi.
Assapora i semplici fatti di ordinaria quotidianità: lo stupore del risveglio ogni mattino al tocco delle leggere zampate di Flo e Tobia, i due cagnolini meticci che, indotti dal un misterioso tic tac biologico, salgono nella sua stanza con una regolarità sconcertante; la cordialità degli incontri per strada, il sorriso davanti a primule con i colori della vita, i fatti di cronaca, le canzoni, i brani operistici…le preghiere prima di addormentarsi…
Una contraddizione? Un traguardo?
Nella fragilità esistenziale, nella misurata serenità, accentua e rinsalda il legame con Dio. Invocazioni fiduciose. Sincere perché rivolta a Colui che benedice il cuore degli umili.
Autentiche perché non si può barare al tramonto della vita.
Un’anima senza rughe.