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set 27

IIIª ed ultima parte TRADIZIONE MUSICALE

Le esibizioni bandistiche negli anni 30 del ‘900 diventano sempre più occasioni di aggregazione, appuntamenti irrinunciabili per la popolazione. Sonoo anni in cui si perpetuano tradizioni antiche come le “fierine” nelle vie in cui si trova un capitello o un’edicola con un’immagine sacra. S’invitano sacerdoti e  bandisti per solennizzare la cerimonia che termina,  immancabilmente, con grandi tavolate festose a cui partecipano non solo i residenti della via, ma anche altri per condividere una serata allegra. banda_08

Alcuni bandisti, previa autorizzazione, ogni anno, infatti,  venivano invitati alla “Fierina della Croce che si teneva in località Pio la prima domenica di maggio. I residenti si accollavano il compenso e la musica dava un tono solenne alla processione che si snodava per le strade rurali secondo un tragitto immutato da almeno un centinaio di anni.

 Poco meno di vent’anni di pace: scoppia la Seconda Guerra Mondiale (1940 – 45) che  sconvolge vite, abitudini, distrugge paesi e città. Si depongono nuovamente gli strumenti, ma c’è chi narra  che, in quegli anni, si tenne un piccolo concerto nel Teatro Cotogni diretto dal Maestro Cesare Boni che in quell’occasione, fece suonare anche i figli: al pianoforte Lidia Boni, più conosciuta come “La signorina Boni”, indimenticabile insegnante di francese alle Scuole Medie locali.

25 aprile 1945: è la Liberazione. Dopo lunghi cinque anni la guerra è finita.

L’Italia ne esce duramente marcata. Ferrovie, strade e ponti, città, paesi , industrie portano il segno del conflitto. Ciascuno pensa alla sopravvivenza, organizza la propria vita per ricominciare, per ricostruire quanto  perduto.

Con gli Americani sono arrivati il rock e il jazz.      Sovrastano le melodie italiane.  La Banda di Castbanda_09elmassa ormai é frastagliata. Si scioglie   come cera.

Alcuni bandisti, ancora suonatori nel cuore, congiunti ad un tempo ormai andato, inconsapevoli che un nuovo modo di vivere avrebbe cancellato tante tradizioni, non si arrendono. Vagano di paese in paese. Non si fanno pagare: si accontentano di un salame da gustare in compagnia e di qualche buon fiasco di vino.

Solo a San Pietro Polesine, luogo di tradizione bandistica, si riesce a ricompattare un gruppo bandistico.

Passa poco più di un decennio,  s’incomincia ad intravedere un futuro accompagnato da un certo benessere.

Si diffondono i mobili di tek e di formica. Le radioline portatili si esibiscono come “status symbol”.  Sibanda_10 relegano in soffitta le vecchie sedie di paglia, si butta fuori dalla finestra tutto quanto faceva parte di una vita povera.

Si vuol rimuovere il passato e assieme alle sedie di paglia, agli ingombranti scaldaletti in legno, ai vasi da notte, alle brocche, ai catini e ai portacatini  di ferro, si gettano via anche le tradizioni.  “Uomini nuovi, vita nuova. Modernità.”. Domina una frenesia collettiva.  Si scoprono le vacanze: si parte con le nuove  “600” stracolme di famiglie e valigie. Impazzano ovunque i juke box…

 Il genere musicale bandistico viene inghiottito come da un buco nero. Non attrae più. .

Pochi suonatori, superstiti dello tsunami economico- sociale, si cercano smarriti con i loro strumenti.

Pur nella malinconia di un mondo cambiato, Mario Mazzali (Furnon),  Elio Mini vagano in cerca di corpi musicali. La loro passione resta immutata. Si  portano dove  la tradizione  bandistica, seppur faticosamente, resiste. Si ricompattano così gruppetti  formati da bandisti di vari paesi. Si esibiscono in qualche festa religiosa, civile.

Sorgono  “ le banbanda_11d”, complessi musicali con chitarre elettriche, organi e apparecchiature per suoni elettronici. Batterie tonanti. Trombe e sassofoni. Una musicalità eccitante. Una  sonorità con il volume al massimo…. Una miscela di musiche elettrizzanti, aspre e delicate, romantiche, impegnate, metalliche, poetiche e “di denuncia”.

I nostri suonatori, stanchi, invecchiati, depongono per sempre gli strumenti nelle loro custodie. Ricordi, memorie di tempi lontani semplici, dove suonare significava imparare, conoscere, farsi una cultura ed una sensibilità musicale nobile.

Il dissolvimento della banda  ha segnato la fine di un’epoca. E’ scomparsa, così,  una tradizione che ha caratterizzato un costume popolare, segnato il grado di sviluppo civico e sociale, le tribolazioni e il tempo libero della nostra popolazione per più di un secolo.

In cambio abbiamo la televisione (da tutti disprezzata e da tutti guardata), cultura del corpo, centri commerciali diventati  come piazze, fine settimana da incubo per sovraffollamento, cinema relegato agli ultimi posti nella classifica del tempo libero.

Eppure, attualmente, in sordina e a macchia di leopardo, riemergono corpi bandistici,  più o meno numerosi. E la loro presenza si fa richiamo di festa.

C’è la banda!”. La gente corre.

Sembra quasi si voglia afferrare con un dito un lembo di tradizione fortunosamente banda_12scampato alla velocizzazione dei cambiamenti.

 E’ come si volesse rivedere un vecchio film popolare di cui è rimasta impressa la colonna sonora.

Una musica evocante un tempo scomparso: il tempo dei grandi sacrifici, dei limitati progetti, dei semplici entusiasmi.

Ripercorre questa storia musicale è come porsi davanti a stampe antiche che hanno un loro fascino ingenuo e realistico insieme: si vede il nostro paese, con emozione e tenerezza.

Si scoprono personaggi, abitudini appartenenti a stagioni lontane, misconosciute, ma che riservano  sempre sorprese.

Ci riporta, le voci di un piccolo  mondo che è stato il mondo dei nostri padri, dei nostri nonni.

Un mondo dove, tra sacrifici e privazioni, “la musica” regalava momenti gioiosi ed allegri. 

Vicende musicali che non devono  restare come fogli di carta bagnati che il vento non riesce a sollevare. Non dimentichiamole. Pensiamole con affetto.

FONTI

Archivio Comunale di Castelmassa
Fascicolo – Massa Superiore Anno 1883 ( Scuola di Musica anni diversi 1861- 1883 -  1884…fino al 1904
Fascicolo – Spettacoli e divertimenti dal 1880 al1884
Fascicolo -  Istruzione Pubblica anni 1885 – 1886 – 1887 – 1889
Biblioteca Civica di Castelmassa Fondo Luigi Parmeggiani
Arch. Famiglia Dott. Giulio Sarti