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ott 15

Storia vera – Il rondinotto salvato

rondine_01Il rondinotto atterrò  lentamente sul prato. Incerto lo zampettare. Si dibattè. Uno sbatter d’ali infruttuoso quasi per disperazione. Sfinito riparò dietro un vaso. Un gatto pian piano avanzò.

Una mano  ferma e calda afferrò quel tremolante corpicino grigio.

 Il fagottino piumoso pigolò sempre più sommessamente.

 Si trovò in una fredda, metallica gabbia. Si rimpicciolì muto in un angolo di quella strana casa che nido non era.

Non sapeva il piccolino quale frenesia per salvarlo si agitasse in chi l’aveva salvato.

Finalmente  una calda mano s’infilò nell’estraneo nido. Leggera arrivò una carezza.   Avvertì un po’ di calore. Il puntino del suo cuore si quietò. Le implumi zampette si distesero. Aprì il becco. Su uno stecchino penzolava un pezzetto di vermiciattolo bianco. Lo ingoiò. Trovò un angolino di morbido cotone. Vi si adagiò.

 Passarono i giorni. Ogni due ore fioccavano vermicelli  che il rondinotto ingoiava con sempre maggiore golosità.

 Si rinforzò e cominciò a mostrarsi in tutto il suo incanto.

Lunghe le ali di un lucente blu metallico, la coda biforcuta nera con riflessi bluastri, cangianti contrastanti con il crema del piumaggio sotto la gola e il becco di un giallo arancione. I  pigolii si erano  trasformati in gioiosi garriti. Sembrava non volesse mai addormentarsi. Così, come ad un bambino, a cui, accanto al lettino si copre la lampada con un telo per creare un’atmosfera priva di paura, sulla sua casetta fu posto un fazzoletto per oscurare il chiarore delle sere ormai chiare e tiepide. In quel crepuscolo artificiale pian, piano, il rondinotto si adagiava nel cantuccio soffice della gabbietta, reclinava il capino e  si addormentava.

Il tempo scorreva in fretta.

Il rondinotto volava, s’inzuccava, cercava spazi, tentava di aggrapparsi alle grate come su un filo. Un giorno una goccia di sangue sulle zampette … Cominciavano a sbucciarsi per gli innumerevoli tentativi.

Garriva e sembrava gridasse:  “Voglio volare lassù! Volare!”.

L’umana mamma comprese il desiderio. In una calda sera di primavera, lo portò sull’argine del Po.

All’imbrunire, infatti, parecchie rondini volteggiavano rasente l’argine.

 Delicatamente lo depose sul palmo della mano. Si guardarono. Il rondinotto dispiegò le ali  come in un abbraccio di piume e penne. Un guizzo. S’innalzò. In picchiata ritornò verso la parte bassa dell’argine. Virò nuovamente con un volo scivoloso verso l’alto. Si unì al girotondo infinito delle altre rondini.

Una giostra di allegria sconfinata.  Voli alti, bassi, concentrici: dal cielo all’acqua, dall’acrondine_02qua al cielo. Tutte insieme sempre più su:  volteggi, repentini cambi di direzione:  accarezzavano l’argine,  lambivano l’acqua per poi   librarsi  nell’immensità in un garrire confuso e festoso.

Frecce vive. Infinita libertà.

Sagomine nere sullo sfondo rosso del tramonto.

Mariella si portò le mani agli occhi. Si asciugò lacrime di gioia e malinconia.