CURIOSITA’

 “Quaderno di ricette ed altre ricette da sapersi”
Per levare i duroni dai piedi
Si prende un cucchiaio di acido salicilico e mescolando con un po’ di strutto si applica sul durone o sul callo mettendo sopra una carta calda, poi si fascia ben, bene.
Panadella di farina di lino
In un tegame si mette la farina di lino con latte e sale. Si lascia bollire un po’. Con un cucchiaio di legno, pian piano si applica sulla parte dolente per circa venti minuti.
Sapone da toilette
¼ di latte;
4 buste di shampoo Palmolive;
80 g. di amido (quello per inamidare);
5 g. di borotalco;
un cucchiaio di olio o latte.
Shampoo, latte, amido, borotalco si mettono in un tegame. Si mescola per bene lasciando il composto bollire per cinque minuti. Si versa il tutto su di un asse e quando comincia a raffreddarsi si lavora con le mani per ottenere delle forme di palla schiacciata.
Panada
Pane raffermo, molto raffermo,  lardo o olio,acqua.
La sera prima mettere il pane, a pezzetti, a macerare nell’acqua. La mattina seguente, porre il tutto in un tegame. Far bollire almeno due ore, rimestando di tanto in tanto, aggiungendo acqua se necessario, per non far addensare il pane. Finita la bollitura, aggiungere lardo o un po’ d’olio, aggiustare con un po’ di sale. Deve risultare una crema densa.
Il cordiale Natalino o del Finanziere
1/2 litro di latte,1/2  kg di zucchero, ½ litro di alcool a 95°, un bastoncino di vaniglia, 1/2 limone tagliato a pezzi.
Mettere il tutto in una bottiglia, chiuderla bene. Agitare il contenuto tutte le mattine e dopo dieci giorni agitare il Cordiale.

C’era una volta… 
La spartura: madia, contenitore diviso in due parti. Una parte conteneva la farina (il pane veniva fatto in casa una volta la settimana) l’altra parte conteneva il pane.
Chi possedeva un forno, generalmente all’esterno della casa, era considerato un benestante, in quanto la farina bianca costava ed era posseduta da piccoli o grandi proprietari terrieri.
Ai contadini e ai  braccianti, fascia più debole della società, alla fine della mietitura spettava una certa quantità di farina che portavano al mulino e poi, all’occorrenza, chiedevano ai proprietari dei forni di poter cuocere il pane, ovviamente portando un po’ di legna come pagamento per l’uso del forno.