Nelle mappe del Catasto Carafa del 1779 è ben evidenziato Palazzo Guerrini. Un’imponente casa padronale ubicata all’epoca in una rientranza della Strada Comunale, in seguito denominata Via Magnana casa n. 32 e successivamente Via C. Battisti. Vi si accedeva attraverso uno stradello privato (ora via Nazario Sauro) che portava anche all’ingresso laterale di Villa Bresciani. Delimitava l’insediamento abitativo del centro del paese. Dietro si estendeva la campagna.
Si accedeva alla proprietà attraverso sia un portone in ferro battuto, su cui erano incise le iniziali del proprietario, portone inserito in un alto arco, sia lateralmente tramite una piccola porta sempre in ferro battuto addossata ad una colonna. Tutto il complesso rispondeva ai canoni costruttivi dell’architettura settecentesca: finestrelle della soffitta a croce, camini, facciata. Il complesso era massiccio, formato da tre corpi. Il centrale, più alto rispetto agli altri due, costituiva la residenza della famiglia.
La facciata del palazzo era orientata a Sud. A est si trovava la casa del bovaio con annessi rustico, fienile e stalla, a sinistra la dimora del fattore con annessi magazzini per l’ammasso dei vari prodotti della terra che, sottratti quelli di uso famigliare, venivano venduti soprattutto nei mercati del ferrarese.
Un’ampia aia fronteggiava l’entrata principale della dimora, intorno un giardino rigoglioso. Nella zona retrostante a Nord del Palazzo si trovava un pozzo, il rimanente terreno era coltivato ad orto. Tutta la proprietà era cinta da mura. Il Palazzo all’interno era composto da numerosi ambienti. Il più grande era la sala d’entrata, dove più porte introducevano in stanze laterali funzionali sia alla vita privata che sociale. Qui si apriva una scala che conduceva ai locali superiori. L’arredamento era costituito da mobili in noce, la cucina aveva utensili in rame, il salotto era severo, sempre con mobili in noce A Est, dietro le adiacenze si apriva la campagna nella quale si snodava uno stradello, chiamato Guerrini dal nome dei proprietari, stradello che, seguendo un fossato, s’inoltrava tra alberi ed un fitto sottobosco fino alla via Mercanta.
Nei primi anni 70 del ‘900 il Palazzo è stato demolito, al suo posto è stato costruito un complesso condominiale a più piani denominato Castel Silvano, nome che non ha alcuna attinenza né con il territorio, né con la pregevole testimonianza perduta.