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set 28

II PARTE Banda di Massa Superiore

4 Novembre1918 – Termina La Iª Guerra Mondiale che segna una rottura profonda tra due epoche. L’Italia non è più quella di prima.

Il 1919 e il 1920 sono gli anni del biennio rosso: tutta la penisola,  dal  Nord al Centro e al Sud è scossa da un violento moto di protesta di lavoratori sia  dell’industria che dell’agricoltura, dei servizi pubblici, della scuola e del settore impiegatizio in genere. Disordini, scioperi, scontri tra partiti vecchi e nuovi. A Massa,  fortunatamente, non si verificano fatti gravi.

Faticosamente si vive la quotidianità. E la musica torna a bussare ai cuori e alle menti. Strumenti. Suoni. Passione. C’è voglia di vivere un tempo libero, rasserenante e festante.

Rinasce la Banda dopo l’interruzione forzata.banda_01

Esplode il ballo. Una frenesia collettiva che attraversa ogni classe sociale. Allievi della Filarmonica  e suonatori di Banda si spostano in ogni dove: in Teatro, nelle osterie, nel salone della Banda, in tante famiglie che affittano stanzoni e sale. Aumentano gli iscritti alla Filarmonica, si ricompattano i suonatori.

La nostra formazione musicale si consegna alla storia tramite una fotografia scattata nel cortile delle  Scuole Elementari.

banda_02Sullo striscione, di sghimbescio, si legge a grandi caratteri: “CORPO BANDISTICO DI MASSA SUPERIORE”. È  una banda post- bellica, ( ce lo svela il copricapo) composta di suonatori reduci sia della Grande Guerra che della formazione musicale precedente.

I “vecchi” hanno il berretto – kepì,     le “matricole” uno di fattura più moderna. Sopra la visiera dei berretti c’è il simbolo della cetra, emblema di arte musicale e d’istruzione.

Tutti indossano il vestito buono del “dì di festa”. Niente divisa, né piume, né frange.banda_03

Solo il tamburino ha il completo d’ordinanza: abito scuro, cappello nuovo a visiera larga, vistosa fascia trasversale, il piccolo tamburo appeso all’anca, le bacchette in mano. Rappresenta la Municipalità: non può essere approssimativo nell’abbigliamento. È un giovane allievo, conoscitore di teoria e solfeggio, ma non ha ancora raggiunto il livello di suonatore effettivo. È capace, però, di battere il tempo, di dare il ritmo del passo durante le sfilate, di marcare con colpi precisi l’inizio dei concerti dal vivo.

Tra i componenti la Presidenza, si riconosce il maestro Cesare Boni con un datato berretto – kepì.

Se l’abbigliamento dei bandisti è un po’ raffazzonato, controllati sono postura e sguardi. Impettiti, fieri, stringono lo strumento come un trofeo.

Una fotografia che fa storia e contiene tante piccole storie.  Un momento significativo della  vita personale e della comunità.

Attraverso “le trascrizioni (partiture) per corpi bandistici”, si apprezzano brani musicali, si conoscono nomi di grandi musicisti, contribuendo, così, nel solco della tradizione, a diffondere cultura musicale quando altri mezzi di comunicazione: fonografo a cilindro, a tromba, dischi…, erano riservati a pochi.

Conosciamo i componenti il CORPO BANDISTICO DI MASSA SUPERIORE”:

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(Fila in alto da sinistra a destra) Parmeggiani Idilio, Parmeggiani Emer, Bonfanti Giuseppe, Sgariboldi Giuseppe, Beccari (?) Casari (?), Menani Giovanni, Casari (?), Boschini Tullio, Tosatti Aldo, Galvani Mario, Benatti Carluccio, Martello Nevio, Pasquali Ferruccio, Sivieri Mario, Rossi  Fioravante, (manca il nome del contiguo),Martello Ruggero,Ceratti Pietro, Tabonina Asdrubale, Biancardi Ivo.

( Seconda fila sempre da sinistra) Marini Cesare, Menani Giovanni, Giatti Amerigo, Pirani Cesare, Provasi Nicolò, Milani Corrado, Cabri Giovanni, Licenzi Ugo, Ceratti Giuseppe, Casari Oscar, Franchini Cesare, Cuoghi Antonio, Furini Umberto, Benfatti Giuseppe, Cuoghi (?),Castaldelli Fioravante,Martini Giuseppe, Martini Mario, Poltronieri Cleante.

( Terza fila, a terra, sempre da sinistra) Sivieri Danilo, Pirani Albano, Parmeggiani Ermanno, Bongiovanni Clito (il tamburino), Biancardi Ferruccio, Ceratti Guido, Masini Carlo, Ricci Davide, Castaldelli Alfieri, Tedeschi Mario, (manca il nome del contiguo),Basaglia Aldo, Reggiani Oreste.

La Presidenza della Società Filarmonica ( persone sedute cominciando dal primo vicino al tamburino): Cuoghi Giuseppe, Sarti Alberto, Sivieri Giuseppe, Greghi Napoleone, Maestro Direttore Boni Cesare, Zangheratti Arturo, Rossi Giuseppe, Marcolongo dott. Marco.

Discordanti sono le informazioni sulla data di nascita della formazione musicale. Il maestro Luigi Parmeggiani, la data all’anno 1922, una documentazione in possesso del dott. Giulio Sarti, la colloca un anno dopo: il 1923.

Tali superstiti notizie scandiscono l’ordinario saliscendi di ogni società filarmonica: l’entusiasmo e la partecipazione iniziali, la formazione, i litigi, la crisi, lo scioglimento.

DOCUMENTAZIONE SARTI : ( Statuto della Società, Fogli manoscritti, n.2 Volantini )

STATUTO DELLA SOCIETÀ FILARMONICA DI  MASSA SUPERIORE –
COSTITUZIONE – SCOPO – DURATA – SEDE DELLA SOCIETÀ

 

Art.1- È istituita in Massa Superiore una Scuola Filarmonica da mantenersi con i contributi di privati e di Enti Pubblici.

Art. 2- Essa ha per iscopo d’impartire l’istruzione musicale ai giovani del Comune di Massa Superiore e di mantenere un Corpo Bandistico ed anche, al caso, orchestrale. Potranno essere ammessi allievi di altri Comuni.

Art. 3 La durata della Società viene fissata in anni dieci apartire dal 1 maggio 1923 “

Seguono altri venti articoli inerenti le quote societarie, i compiti, i ruoli, le modalità per essere ammessi all’associazione.”

Uno Statuto con elementi di novità: prosa asciutta,nuova terminologia (Consiglio di Amministrazione, Sindaci, Commissione Tecnica…). Se il linguaggio ha perso l’ampollosità ottocentesca, restano idee di fondo quali: la vigilanza sulla moralità della scuola, il comportamento del Maestro che “…deve essere dignitoso sia nella vita privata che come cittadino…”.

Permane quel sottile, recondito desiderio di far nascere un’orchestra.

Numero dei soci sostenitori: trecentonovanta! Un record.

La Società si avvale di due maestri: uno per la Filarmonica (scuola d’apprendimento musicale), uno per la Banda (suonatori effettivi ). Non vanno d’accordo. Finiscono, come si suol dire in dialetto, “in piazza”, segno che in paese si era raggiunto il massimo della temperatura chiacchiereccia.

 I° MANIFESTINO – 2 aprile 1927 – Titolo: “ Dichiarazione”. I due maestri, Giacomo Savini e Cesare Boni, all’unisono manifestano pubblicamente la loro reciproca stima, affermando che tutte le illazioni sulle eventuali offese che si sarebbero lanciate a distanza, sono frutto di malintesi.

Chiaro che la “Dichiarazione” è stata imposta per troncare ogni polemica e mettere in riga i due antagonisti.

Sussurri, sospetti continuano. Il maestro Cesare Boni entra in fibrillazione. Pubblica, firmandolo, un volantino  che chiarisce la questione. Un piccolo, preciso siluro.

II°MANIFESTINO28 aprile 1928. Il  testo è diviso in due parti: la prima riporta per intero la “Dichiarazione” del 2 aprile, seguono i suoi “Chiarimenti” nei quali : “…si annuncia alla cittadinanza che il maestro Giacomo Savini non ha mai esibito ad alcuno nè il Diploma, né altri documenti attestanti le sue qualifiche professionali, né la sua carriera artistica…”.

Affermazione grave, di cui si è assunta piena responsabilità.

Come sia finita non si sa. Possiamo, comunque, trarre alcune  conclusioni: a) Banda e Scuola Musicale godevano di prestigio, inevitabile che fossero all’attenzione di tutti nel bene e nel male; b) il maestro Cesare Boni ha mantenuto il suo ruolo e la sua credibilità.

FOGLI PROTOCOLLO MANOSCRITTI: emerge la crisi della Società.

17 marzo 1928- Duecento soci , irritati, invocano lo Statuto per una non precisata controversia.

31 marzo 1928-  Si dichiara sciolta  la Società. La rivolta è capeggiata dal Presidente Alberto Sarti. Cinque magre righe: “…situazione di crisi…fine dell’associazione…Distinti saluti…”.

Seguono le firme di centottontaquattro soci.

Dagli scritti , incompleti in alcune parti, par di comprendere che , dopo cinque anni, molti soci non versassero più le quote mensili e pretendessero ugualmente di aver diritto d’intervenire nelle assemblee.

Era tanto tempo fa…

 “Quando la banda suonava in Piazza non si mancava… una vera festa… Si esibiva in occasione delle feste civili, durante le processioni religiose…Era presente anche  nel giorno della Commemorazione dei Defunti e durante i funerali dei combattenti della I Guerra Mondiale…” ricorda Maria Mantovani Bergonzoni.banda_05

 Raccontava Maria Spirandelli Gulmanelli“ Avevo sette o otto anni, mio padre mi aveva mandato a lezione di pianoforte dal maestro Giacomo Savini…In quegli anni, nel mese di settembre, in Piazza, nel pomeriggio, si teneva la tombola… dall’argine Bortolo Cazzola, estraeva i numeri con una voce che si sentiva fino in piazza, non c’era il megafono allora. Subito dopo la banda cominciava la sua esibizione…Uno spasso…”.

 “È vero,  Maria, sempre lui…” proseguiva Carla Mantovanelli Degli Esposti: “ Ricordi, noi bambine vendevamo le cartelle della tombola sotto i portici… la banda si preparava…era proprio un divertimento…Io abitavo vicino al maestro Boni, spesso le lezioni ai bandisti le teneva nel cortile della sua casa…Nelle vicinanze abitava pure  Idilio Parmeggiani che suonava il trombone e le sue esercitazioni le sentivamo tutti …”.

 

“…Nei funerali di personaggi illustri non mancava mai la banda,  che si sistemava davanti ai sacerdoti. La musica dava un tono mistico alla cerimonia.  La marcia funebre, suonata con ritmo cadenzato, regolava il passo del corteo. Il cocchiere, redini in mano, imponeva al cavallo la stessa andatura… Bortolo Cazzola era quasi un tutt’uno con la tombola. Il palco era sistemato davanti al Caffè Borsa, sopra vi stava sempre lui col suo megafono, la Banda era posizionata  invece davanti alla chiesa, su suo invito, a fine gioco, iniziava a suonare…”   così raccontava il dott. Vinicio Sarti.

Fulda Martini Stegani aveva  maggiori  ricordi: il padre era un suonatore della Banda di Massa Superiore.

Mio padre, Mario Martini, inizialmente è stato un autodidatta. Suonava il sax – tenore e suo fratello Giuseppe il sax- contralto. Nella seconda infanzia, sotto la guida del maestro Cesare Boni ha affinato lo studio della musica e nella Banda suonava il clarino.

 Durante La Iª Guerra Mondiale, nel Reggimento in cui prestava servizio, aveva costituito un bandino.

Con il papà suonatore di Banda, si può dire che  sono cresciuta in mezzo alla musica…

…Negli anni ’20 del Novecento, dove attualmente ha sede la Biblioteca Civica, c’era una grande sala: lì,  la Banda  faceva le prove per gli spettacoli pubblici.

 C’era anche la Scuola Filarmonica dove s’imparava a suonare prima di essere immessi come suonatori effettivi nel complesso bandistico. Cesare Cabri ha frequentato la Filarmonica: imparava a suonare il clarino. Cesare nel 1935 andava a scuola da Corrado Milani, era proprio un appassionato…

Quando il Corpo Bandistico si esibiva tutti accorrevano. Io partivo a piedi da Castelnovo con le amiche, percorrevamo l’argine e si arrivava senza fatica  in  Piazza Grande  che,  in quelle occasioni, si riempiva sempre  di gente.

 Il palco della Banda era sistemato davanti alla chiesa.

banda_06Tanti erano i bandisti…  Di Massa rammento Calza (Bariculina), Ferruccio Bolognini, Idilio ed Emer Parmeggiani,  Cesare Marini, Carluccio fratello delle “Barbarone” che gestivano una locanda vicino all’argine, Giuseppe Guoghi e Bortolo Cazzola che, quando c’era la tombola, estraeva i numeri con una voce possente, udibile da tutti. Allora non c’erano i microfoni. Ricordo uno che suonava il clarino  sempre con le braghe corte, soprannominato “al Tin”, suo fratello maggiore soprannominato “Toio”. Questi due ragazzi abitavano sopra il Municipio, ma non rammento il loro cognome…

Di Castelnovo c’erano mio padre Mario  ed  Ivo Biancardi.

I brani eseguiti, in genere,  erano operistici così si era invogliati ad acquistare i libretti delle varie opere per conoscerne la trama,  i pezzi più noti e significativi.

 Era un modo per fare cultura, per conoscere ed apprezzare la musica. Non mancavano, però, le marce allegre.

…Nel mese di dicembre a casa mia, quando si ammazzava il maiale, era una sorta di  festa. Arrivavano suonatori di Banda, non mancava il Maestro Boni e si faceva una gran “sganzega”…tra salcicce, bracioline alle brace, vino e musica…”

Nel narrare di Fulda emerse,  inaspettatamente, un episodio che si riallaccia ad eventi documentati precedentemente, ma incompleti che confermano il dissidio tra i due maesti: Savini e Boni.

“…Una volta, mentre la Banda suonava diretta dal Savini, ad un certo punto, o meglio, ad una certa musica, mio padre Mario, detto “Pucion”, batté le mani. Era un segnale concordato. Tutti invocarono a gran voce il Maestro Cesare Boni. Uno scatenamento di consensi.

Il Boni salì sul podio con le lacrime agli occhi tra il battimani generale. Il Savini scese. Se ne andò…

Non so perché…ero molto giovane… Trovarsi in Piazza quando c’era la Banda era un divertimento, si stava insieme, ci si conosceva quasi tutti…bei tempi…lontani…”.