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set 03

Andar per mercatini e trovare una lettera d’amore

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Una lunghissima missiva scritta nell’arco di cinque giorni di cui pubblicheremo solo alcuni stralci.

 

4 Dicembre 1926 -  (4 di notte)

Ero sceso ad attendere la posta che mi avrebbe dovuto portare  gli inutili giornali, quando la faticosa pioggia si è tramutata in neve. E tornando verso casa , poco dopo, ho avuto davvero l’impressione che un mugnaio distratto avesse perduta la farina…

Ho trovato il caminetto acceso. Ho letto fino a tarda ora: ho atteso le ore più piccole,le più intime, quando gli uomini dormono in braccio alle loro spose e non si accorgono che la vita passa…passa e tutto è polvere- fuorchè Dio.

Mi giunge il grido selvaggio del vento che ulula a tratti e sento di essere veramente solo nella grande e fredda notte dicembrina.

lettera_03Qui solo solo
seduto accanto al fuoco
a guardare la fiamma
a seguirne il gioco
di luci e di colori
tra un guizzo e una scintilla
E mi sembra di dire ad Anna Maria:
restiate un po’ con me a parlare – così- di tante cose…Volete?
Fuori è tutto grigio; qui v’è una luce tranquilla, un tepore diffuso e molte rose (pallide)
io vi sorrido, se Voi dite  – si

Ho vicino a me la vostra lettera che mi attendeva da tanti giorni e che ho aperto subito con la stesa voluttà con la quale si cerca un profumo che stordisca.

Si la vostra lettera è dolce come una carezza e porta il vostro profumo che mi dà una sottile vertigine proprio come una coppa di quel dolce vino di Francia che è il più sottile oblio della vita… L’ho letta, l’ho riletta ed è rimasta tra le mani. Ho chiuso gli occhi un poco:
Mi piace tanto guardare il fuoco!
Nella fiamma c’è un fascino che avvince a poco a poco, che fa sognare…
Ed a chi bene ascolta che belle fiabe che il fuoco sa narrare!

Non posso ascoltare le fiabe se debbo scrivere alla mia piccola amica, alla fanciulla che è anch’ella come un impossibile sogno. E cosa le dirò? (La neve cade, cade, cade e m’imprigionerà tra le sue bianche braccia fredde come la morte.) Cosa vi dirò? Non posso parlare della mia eterna tristezza, né dello sgomento che mi graffia l’anima ogni giorno di più.

Non posso sulla vostra fresca giovinezza proiettare l’ombra della mia vita.

Pure, mia piccola deliziosa amica, vorreste  tanto da me una parola che Vi facesse ridere di gioia! Ed io non so pronunziare questa parola. E poiché non vedo speranze d’amore nel domani, sento solo accrescersi la pena in me, per la pena che verso , goccia, dopo goccia , nel cuore di voi  Anna Maria. Vorrei ribellarmi, fugglettera_04ire come colui che sente mancarsi le forze e invano respinge un braccio che lo sorregga, così ho chinato il capo sotto la vostra carezza lieve che ha tramutato in lacrime il mio gonfio dolore.

Domani ci sarà tanta neve e i passerotti fuggiranno storditi,tra il nevischio, senza posa e senza meta…

Che giuste cose il fuoco sa narrare
a chi le sa ascoltare!…

guardo le scintille fiorire e morire mille a mille…

Cosa mi narra il fuoco? Di me, di voi, di  questa mia grigia vecchiaia, dalla vostra sorridente giovinezza. E domani?… L’incanto è finito…

 5 dicembre (notte)

 

Ancora nevica. Sono veramente prigioniero della neve. Quanta poesia un giorno , in queste poche parole…Il  fuoco arde calmo, con una docilità esasperante. Non odo più il vento…

 Seguono riflessioni sulla giornata passata, sulle miserie umane, sulla vita, sulla morte e qui ricorda la giovane nella sua vitalità…

…  Desidero, un desiderio cadenzato sul  ritmo di quel minuetto incipriato che voi sapete  così  deliziosamente suonare…questo grande silenzio che mi circonda è il mio silenzio, così vuoto di vita, così povero d’amore…

…vorrei una piccola, deliziosa vita, fatta di tante ore, di tanti sorrisi, di tante parole, di tante carezze; la piccola vita che ha un una capanna, un cuore – me e voi – , un’alba, un tramonto, un filo che leghi ieri e domani…

lettera_05Seguono riflessioni filosofiche che spaziano dalla fisica, ai popoli primitivi, al concetto di tempo, all’infinito.

…Ma si possono scrivere queste sciocchezze ad una profumata fanciulla come siete Voi? Parliamo d’altro…

Racconta di libri letti, di quanto gli è stato portato nella grande casa, ma il pensiero di lei non lo lascia, immagina le sia accanto…

Dunque tacete?…
Qui v’è un tepore ed una luce mite…
Pare un ingannevole sogno: eppure la sera che adombra il cielo già, che tende veli di neve fascia pure i cuori.
E poi prima che usciate v’offro nel saluto
Un sorriso ed una rosa.
Un sorriso che è un grazie!
Una rosa che ha appena un profumo sottile, che è pallida e un po’triste come son tutti i fiori del mio giardino.
Ed a chi ben ascolta che belle fiabe il fuoco sa narrare!

6 dicembre (notte)

Inizia una lunga descrizione della mattina, dell’abbondante nevicata, del senso di isolamento, della devastazione del giardino, della mancanza di luce elettrica e  la pioggia che, verso sera, ha sgombrato ogni pericolo, nessuno, però, ha osato attraversare l’Appennino.

7 dicembre (notte)

 

Scrive di come ha trascorso la giornata con amici, come sono ridotte le strade

Sono tornato a casa tardi, avevo bisogno di addormentare la mia trstezza…Odio la mia forzata prigionia…

8 dicembre (notte)

Il Sole!

Nella mia anima che attendeva è passato lo stesso impeto che passa quando mi trovo vicino a Voi…

9 dicembre (notte)

Ancora il Sole. Questa sera partirò. E domani mattina questi poveri fogli porteranno il mio costante pensiero a colei per la quale furono scritti. Essi hanno ancora freddo!

Ma quanto Sole fuori!

Quanto sole!

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